Il concetto di efficienza produttiva non nasce con il paradigma di industry 4.0, ma è grazie a questo paradigma se oggi l’efficienza produttiva si può misurare, e perciò migliorare, con strumenti che le aziende prima non avevano. Anche gli indicatori KPI (Key Performance Indicator) non sono una novità recente. Se si pensa a una metrica aziendale simile, come i CSF (Critical Success Factor), bisogna risalire fino agli anni Sessanta. La differenza risiede principalmente nella odierna modalità di applicazione, cioè nel fatto che adesso l’efficienza produttiva può utilizzare i KPI con una semplicità, una precisione e delle tempistiche impensabili fino a qualche anno fa. L’essenza della quarta rivoluzione industriale, infatti, sta nella capacità di interconnettere, tramite tecnologie come i sistemi cyber-fisici (CPS), l’Internet of Things (IoT) e il cloud computing, tutto ciò che accade in fabbrica al fine di ottenere informazioni in tempo reale lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto.
Ci siamo già occupati in precedenza delle performance di produzione, con particolare riguardo all’OEE (Overall Equipment Effectiveness). Vediamo ora in che modo efficienza produttiva e KPI vengono valorizzati nel contesto di industry 4.0. La prima avvertenza è che i dati di processo devono essere raccolti automaticamente, mappati e poi inoltrati agli utenti in maniera graficamente intuitiva. “Automaticamente” significa che le piattaforme IT dialogano senza problemi con macchine e impianti di produzione. Mappatura e indirizzamento all’operatore di fabbrica, invece, implicano che la celerità nella raccolta dei dati debba andare di pari passo con l’immediatezza nella comprensione del valore associato. Se ad esempio c’è un problema, che si evidenzia perché un parametro differisce dallo standard previsto, deve essere non solo rilevabile subito, ma possibilmente collegato a un alert specifico. Spesso la risoluzione tardiva di un malfunzionamento prolunga i tempi di arresto delle macchine, aggiungendo agli eventuali costi di manutenzione successivi quelli di mancata produzione.
Un’altra caratteristica dell’efficienza produttiva misurata con i KPI nell’era di industry 4.0 è l’ampiezza di indicatori che possono essere presi in esame e che magari non sempre vengono considerati dai responsabili di stabilimento. A scopo esemplificativo, eccone alcuni:
Si tratta ovviamente di un elenco parziale, ma che può dare l’idea di tutti i parametri che possono essere calcolati per avere un quadro esaustivo dell’efficienza produttiva. Oggi sono disponibili sul mercato diverse soluzioni che propongono di default set di KPI anche in funzione dello specifico shop floor in cui vanno implementati. Ciò non toglie che l’onere di definire la priorità degli indicatori da selezionare resta a carico dell’organizzazione che può decidere, ad esempio, di assegnare livelli di importanza ai KPI in base agli obiettivi di business che intende conseguire.
L’ultima considerazione permette di chiarire ulteriormente quanto e come gli strumenti digitali di industry 4.0 possano contribuire a migliorare l’efficienza produttiva con l’impiego dei giusti KPI. Prima della loro introduzione in azienda è buona norma instaurare un dialogo costruttivo con il fornitore non solo per pianificare il tipo di tecnologia che occorre, come potrebbe essere ad esempio il classico MES (Manufacturing Execution Systems), ma anche per identificare i KPI più adeguati alla propria situazione. Oltre a quelli che vengono offerti solitamente come dotazione di partenza, e l’OEE è il caso emblematico per eccellenza, nulla vieta che si possano aggiungere KPI ad hoc perché si ritiene che quelli di base non coprano il fabbisogno aziendale. Misurare l’efficienza produttiva in un’industria alimentare è diverso che farlo in una fabbrica metalmeccanica o in un opificio che si occupa di tessile-abbigliamento. La customizzazione fa sì che i vantaggi di industry 4.0, a cominciare da un metodo più performante per gestire l’efficienza produttiva, siano a portata di mano di qualsiasi settore merceologico.