MES ed ERP sono tipologie di software che servono a gestire processi aziendali diversi. Il primo, il Manufacturing Execution System, ha lo scopo di monitorare e gestire l’avanzamento delle fasi di produzione; fondamentali sono, quando si parla di MES, la formazione degli utenti e il layout fisico dell’ambiente di lavoro, così da consentire una raccolta dati snella ed efficace; il secondo, l’Enterprise Resource Planning, governa i processi di business rilevanti dell’impresa, da quelli finanziari e contabili, agli acquisti fino alla logistica. Per una realtà che opera in ambito manifatturiero, sia essa una multinazionale o una PMI, è chiaro che sono indispensabili entrambi. Non è un caso che molte di queste aziende utilizzano oggi MES ed ERP, ma solo quelle che riescono ad avere l’integrazione dei due software possono sfruttare al massimo i dati che, di volta in volta, vengono utilizzati nelle fasi di produzione o per ottimizzare i flussi di natura amministrativa e gestionale. In altri termini, possono trasformare la propria organizzazione in una impresa data-driven, nella quale cioè ogni decisione è guidata dai dati.
Se l’integrazione tra MES ed ERP può già essere stata acquisita nelle aziende di grandi dimensioni, sono soprattutto le piccole e medie imprese con vocazione manifatturiera che adesso hanno l’opportunità di fare proprio questo paradigma. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), infatti, destina moltissime risorse, all’interno della Componente 2 della Missione 1, al rafforzamento della competitività del sistema produttivo italiano, con particolare riguardo alla manifattura e alle PMI, facendo leva su digitalizzazione, innovazione tecnologica e internazionalizzazione. In attesa che tali risorse siano rese disponibili, l’ultima edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano ha registrato la crescita del ricorso ad alcuni strumenti digitali in questa platea di aziende. Ciò non toglie che al momento solo il 36% delle PMI analizzate risulta essere dotato di un ERP. Motivo per il quale gli investimenti previsti dal PNRR dovrebbero fungere da driver per una adozione più matura nelle PMI di MES ed ERP integrati.
Ovviamente la crisi pandemica ha fatto da traino l’anno scorso, in particolare spingendo anche le PMI a optare per soluzioni digitali che abilitassero il lavoro da remoto e lo scambio di dati e informazioni aziendali. Gli uffici tradizionali, ad esempio, hanno dovuto riconvertirsi nell’ottica di uno smart woking dilagante. Una trasformazione che ha interessato solo parzialmente gli stabilimenti, nei quali la presenza del personale è richiesta come condizione imprescindibile. Ciò non toglie che ormai i MES più evoluti consentano un controllo a distanza e in mobilità degli impianti. Anche se questo non potrà mai convertirsi in forme di remote working totali, tuttavia può aiutare a ridisegnare gli schemi di turnazione in fabbrica con criteri di maggiore efficienza. La trasformazione digitale delle PMI, in buona sostanza, non può limitarsi a specifici servizi e strumenti operativi, ma deve imprimere una revisione strategica dei processi alla quale l’integrazione tra MES ed ERP può contribuire in maniera determinante.
Essere data-driven per una PMI, in definitiva, coincide con l’avere a disposizione costantemente i dati dove servono e quando servono. Pensiamo a cosa voglia dire, ad esempio, lo scheduling e la programmazione in un sito produttivo (normalmente gestiti tramite un MES) potendo attingere ai trend di vendita che si ricavano dall’ERP. Significa modulare l’acquisto delle materie prime o dei semilavorati, così come la quantità dei prodotti finiti da realizzare, sulla base della domanda effettiva. Con il risultato di massimizzare i cicli di produzione e diminuire la percentuale degli scarti. Anche il flusso contrario, dal MES verso l’ERP, genera benefici per l’intera azienda, poiché velocizza il lavoro di fatturazione e tutti gli adempimenti amministrativi legati all’attività produttiva. A questo si aggiunge un ulteriore vantaggio, nel caso in cui MES ed ERP siano integrati, che deriva dall’avere un unico interlocutore per entrambi. Il che si traduce sia nella possibilità dell’economia di scala sia nel risparmio di tempo per qualsiasi esigenza di natura manutentiva.