L’efficienza produttiva, soprattutto in uno scenario come quello competitivo odierno, necessita di essere monitorata attentamente. Per farlo, occorre selezionare una serie di KPI (Key Performance Indicator), cioè di indicatori di prestazione, ricavabili con facilità mediante un apposito sistema informativo aziendale. Il principale di questi sistemi è l’ERP (Enterprise Resource Planning), il software gestionale che in assoluto è in grado di offrire una visione completa delle risorse disponibili per svolgere l’attività di impresa. Riguardo invece gli indicatori KPI, il più diffuso soprattutto in ambito manifatturiero è l’OEE (Overall Equipment Effectiveness) il quale, nella sua versione tradizionale, calcola l’insieme di tre fattori: disponibilità, rendimento e qualità. Ma esiste anche un modello più innovativo di OEE che si può applicare a qualsiasi tipologia di azienda, e non solo a quelle che operano nel manifatturiero: stabilisce l’efficienza produttiva come rapporto tra input, cioè disponibilità oraria delle risorse, e output, vale a dire percentuale di prodotto conforme a standard di qualità prefissati.
Da quanto appena sottolineato si ricava che i modi attraverso cui l’OEE può essere impiegato per analizzare l’efficienza produttiva di un’azienda sono tantissimi. Proprio per questo serve un ERP che nel nome stesso fa riferimento alla pianificazione delle risorse, quelle medesime che bisogna identificare per definire i fattori dell’input in relazione all’output. L’ERP, in sostanza, non si limita a considerare macchinari e capitale umano (come avviene solitamente nei parametri consueti di OEE), ma abbraccia tutte le risorse coinvolte in ciascuna area funzionale: dall’amministrazione, finanza e contabilità alla tesoreria, dal budget e controllo di gestione alle vendite, dagli acquisti al magazzino e alla logistica, fino alla produzione e alla gestione documentale. A fondamento di tutto questo c’è un governo centralizzato dei dati che, pur provenendo da aree d’impresa differenti, convergono in un unico database condiviso. L’efficienza produttiva, infatti, ha la sua leva più importante nelle informazioni che servono a confrontare andamento reale della produzione con indicatori teorici di performance.
L'efficienza produttiva è un indicatore chiave della performance di un'azienda che misura il rapporto tra output prodotto e input utilizzato nel processo di produzione. In termini semplici, valuta quanto efficacemente un'azienda utilizza le sue risorse (come materie prime, manodopera e macchinari) per generare prodotti o servizi. Un'elevata efficienza produttiva indica che l'azienda è in grado di massimizzare la produzione minimizzando il consumo di risorse, il che si traduce in una riduzione dei costi e un miglioramento della competitività sul mercato. Al contrario, una bassa efficienza produttiva può evidenziare problemi nei processi produttivi, un utilizzo inefficace delle risorse o difficoltà nella gestione della produzione.
Il calcolo dell'efficienza produttiva può variare a seconda degli specifici KPI che si desidera monitorare, ma una formula generale per misurare l'efficienza produttiva è la seguente:
\[ \text{Efficienza Produttiva} = \left( \frac{\text{Output effettivo}}{\text{Input utilizzato}} \right) \times 100 \]
Dove:
Questa formula fornisce un valore percentuale che rappresenta l'efficienza con cui l'azienda trasforma gli input in output. Valori percentuali più alti indicano un'alta efficienza produttiva, mentre valori più bassi possono indicare aree di inefficienza che necessitano di miglioramento.
Per monitorare e migliorare l'efficienza produttiva, le aziende si affidano a diversi KPI, tra cui:
Monitorare questi KPI permette alle aziende di identificare le aree in cui l'efficienza può essere migliorata, di pianificare interventi mirati e di valutare l'impatto delle azioni intraprese sull'efficienza produttiva complessiva.
Maggiori sono queste informazioni e più accurato sarà il monitoraggio dell’efficienza produttiva. Per questo l’ERP è lo strumento ideale al servizio delle organizzazioni che vogliono migliorare i loro livelli di efficienza. La capacità dell’Enterprise Resource Planning di raccogliere i dati di produzione, di analizzare i costi, di accertare l’andamento degli ordini, di verificare i tempi della logistica (solo per citare alcune delle sue tante funzionalità) mette a disposizione dei decisori aziendali un bagaglio di conoscenza prezioso per individuare inefficienze e porre le basi per rimediare. Dalla scoperta di dove si annidano sacche improduttive o colli di bottiglia, infatti, il management può trarre le giuste conclusioni su dove e come investire o, semplicemente, su come riorganizzare i flussi produttivi. Con il vantaggio che gli ERP semplificano questa attività di controllo, attingendo a tutti i dati aziendali e restituendo gli insight di efficienza produttiva sotto forma di dashboard consultabili da differenti dispositivi (pc, tablet, smartwatch).
L’ERP, infine, nel monitorare gli standard di efficienza produttiva, contribuisce al cambiamento dell’organizzazione su più fronti. Non basta, infatti, intervenire su un problema di manutenzione o su una criticità dal punto di vista logistico se, contemporaneamente, si tralasciano le altre attività del business. In altri termini, tutto il ciclo produttivo è collegato, dagli acquisti alle vendite, e in quest’ottica va vista l’efficienza produttiva. Un ERP ha la peculiarità di presentare un quadro quanto più completo possibile della vita dell’impresa e, dove non arriva, ha in genere la potenzialità per connettersi ad altri software, come per esempio i CRM, i MES, i PLM ecc. Rappresenta, in pratica, l’architrave tecnologico su cui costruire una strategia di crescita e sviluppo che coinvolge i vari reparti e le diverse funzioni aziendali. L’analisi dell’efficienza produttiva in questo modo parte dalla singola area per estendersi all’intero tessuto dell’impresa, portando benefici sia alle singole business unit sia, complessivamente, alla struttura societaria.
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