L'industria 5.0 passa anche dall'ERP: il tuo è resiliente?

Industria 5.0: cambio di paradigma o bug fix della versione 4.0? Scorrendo le linee guida di questo nuovo modello produttivo, sembra più corretta la seconda accezione.

Nella sezione appositamente dedicata a Industry 5.0 della Commissione Europea, in effetti, si parte dalla necessità di risolvere alcune distorsioni riscontrate nell’applicazione concreta del modello Industria 4.0.

La digitalizzazione dei processi produttivi, l’automazione e l’introduzione di tecnologie disruptive come l’intelligenza artificiale hanno infatti migliorato le performance di molte aziende. Al tempo stesso hanno creato criticità sotto altri versanti, in primo luogo per quanto riguarda la relazione tra lavoratori e ciclo produttivo.

È in particolare su questi aspetti che si concentra allora la proposta di Industria 5.0. Un modello centrato su una migliore integrazione tra questi due poli, la cui definizione non è ancora chiarissima (uno studio del Journal of Production and Industrial Engineering esamina meglio questo aspetto), ma che offre comunque alcuni spunti di riflessione notevoli.

 

Un approccio human-centric

Sostanzialmente Industria 4.0 e 5.0 coesistono. Mentre la prima non è ancora arrivata alla sua piena maturità, infatti, Industria 5.0 prova a correggere il tiro ponendo maggiore attenzione all’interazione uomo-macchine.

Se allora Industria 4.0 prevedeva fabbriche autosufficienti e automatizzate, il 5.0 poggia sulla Cognitive AI per mantenere i lavoratori al loro posto. In un ruolo, però, a maggior valore aggiunto.

Ciò risponde anche a un timore diffuso sull’automazione, quello della perdita di posti di lavoro. Uno studio di qualche anno fa sulla situazione italiana provava a fare qualche calcolo in materia. Incrociando le previsioni sulla domanda di lavoro con quelle sul lavoro equivalente delle macchine, risultava come al 2033, a fronte di una domanda di 4,7 milioni di posti di lavoro, le macchine potrebbero assorbirne circa 3,6 milioni. Il rischio insomma di essere sostituiti dai robot c’è. Pure, una forza lavoro continuerà a essere necessaria, a patto che ricopra compiti diversi dal passato.

Secondo l’approccio umano-centrico alla base di Industria 5.0, l’addetto alla produzione non è mero esecutore ma parte in causa di un processo. Il suo lavoro sui macchinari di nuova generazione è meglio qualificato e più sofisticato, mentre i compiti più ripetitivi e faticosi vengono delegati alle macchine. Aggiornamento e creazione di nuove competenze sono perciò essenziali in una Industria 5.0, come rileva la stessa Commissione Europea nelle sue linee guida.

La rivalutazione del ruolo del lavoratore comporta anche (ancora) maggiore attenzione alle condizioni di sicurezza e benessere sul posto di lavoro. È un obiettivo per raggiungere il quale anche la tecnologia può aiutare. Basti pensare ai moderni sistemi in uso nell’intralogistica: qui appositi sensori mappano le aree di movimentazione riducendo drasticamente urti o incidenti.

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Circolarità e resilienza

Se il paradigma 4.0 poneva l’accento sull’ottimizzazione dei processi produttivi, Industry 5.0 ha tra le sue keywords quelle di economia circolare e resilienza. Non solo attenzione a tempi e costi, quindi, ma focus sull’impatto ambientale della produzione.

Le industrie di nuova generazione puntano al modello zero-waste e alla neutralità energetica. Per ottenerli, ridefiniscono i cicli produttivi e controllano in modo ancora più minuzioso ciò che vi accade, eliminando sprechi e riducendo al necessario i consumi energetici.

La resilienza, poi, è una necessità imposta dagli eventi degli ultimi anni. In particolare dal 2020, infatti, le difficoltà di tenuta delle supply chain estese hanno portato a ripensare tali modelli di approvvigionamento e distribuzione. Oltre ai veri e propri reshoring avviati da alcune aziende, si tende ora a diversificare le proprie fonti o quantomeno avvicinare gli anelli della catena.

Industria 5.0 punta, da questo punto di vista, a creare modelli di produzione più robusti ed elastici, che possano appunto assorbire fluttuazioni, imprevisti e incidenti di percorso.

 

Gli strumenti a disposizione: il tuo ERP è pronto?

Se quelli appena descritti sono alcuni concetti fondanti del modello industria 5.0, come si traducono in pratica? Quali strumenti servono per attuarli?

Come abbiamo visto, il nuovo modello è più una ridefinizione che un’evoluzione del precedente. Dunque, diversi strumenti sono già a disposizione. Devono, però, essere adeguati e resi più resilienti in modo da poter rispondere alle nuove sfide.

Puntare su circolarità e neutralità energetica, per esempio, implica monitorare a fondo tutti gli aspetti dei modelli di produzione in atto, quindi individuare quelli più adatti e green.

Ancora, l’approccio human-centric comporta una interazione più fluida tra macchinari e lavoratori. Oltre all’applicazione di forme più evolute di AI, occorre pensare all’usabilità e alla facilità di utilizzo di tali macchinari, a tutti i livelli.

Infine, la resilienza è anche capacità di adattamento, e se parliamo di strumenti tecnologici significa maggiore attenzione a interoperabilità e flessibilità dell’infrastruttura IT.

Rispetto a questi obiettivi, in sintesi, i sistemi di gestione software dovrebbero garantire almeno:

Come risponde a queste esigenze il tuo sistema di gestione, e in particolare il tuo ERP?

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